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“Le opportunità di investimento o di collaborazione pubblico-privato a partire dalle infrastrutture e dall’agroalimentare”

Massoni Mauro Foto

Intervista all’Ambasciatore d’Italia in Uganda

Mauro Massoni

Saremo impegnati insieme ad AICS, in sinergia con i partner internazionali e locali, in un progetto di cooperazione delegata con l’Unione Europea per consolidare il dialogo su tutti i settori legati alla preservazione, riforestazione e miglioramento della gestione del patrimonio forestale”

Lei è stato appena nominato nuovo Ambasciatore a Kampala e, proprio di recente, ha presentato le lettere credenziali al Presidente della Repubblica dell’Uganda, Yoweri Kaguta Museveni. Quale Paese ha trovato e quali sono i suoi obiettivi prioritari in vista del suo mandato?

Lo scorso 5 marzo ho presentato le credenziali al Presidente della Repubblica dell’Uganda, Yoweri Kaguta Museveni, nella sua residenza a Entebbe sul lago Vittoria. Sono stato Ambasciatore in Kenya dal 2013 al 2018 e per me è un grandissimo onore tornare a rappresentare l’Italia in un’area così dinamica del Continente: oltre all’accreditamento in Uganda, nei prossimi mesi presenterò le credenziali anche in Ruanda e Burundi per essere accreditato anche in questi due Paesi.

L’Uganda è un Paese estremamente giovane e Kampala è una città vivace e in crescita e il traffico che la caratterizza ne è l’emblema. Mi sembrano comunque innegabili le sfide che attendono la Capitale e il Paese: la popolazione crescente richiede sempre maggiori servizi, penso ad esempio a scuole, ospedali, strade, cosi come aree verdi che nel medio-lungo termine saranno fondamentali per assicurare la vivibilità della Capitale.
Assumo il mio servizio in un momento di rinnovato interesse dell’Italia per il Continente africano, come testimonia il lancio del Piano Mattei da parte del Presidente del Consiglio Meloni. L’Italia può vantare in Uganda (come in molti altri Paesi africani) una storica presenza di missionari, organizzazioni della società civile, volontari e imprese. Nel corso del mandato il mio obiettivo primario sarà sostenere il rafforzamento della collaborazione bilaterale in tutti i settori, in particolare quello commerciale e della cooperazione allo sviluppo. Grazie all’impulso politico dato dal Vertice Italia-Africa e al recente incontro tra il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, e la Primo Ministro ugandese, Robinah Nabbanja, questi primi mesi del mio mandato sono stati particolarmente intensi e sono convinto che attraverso il lavoro di squadra dell’Ambasciata con ICE-Agenzia e AICS (che dovrebbe riaprire nei prossimi mesi un ufficio a Kampala), nonché con la collaborazione dei nostri connazionali e di tutti gli attori pubblici e privati, i risultati non mancheranno.

La terza edizione del Business Forum Uganda-UE si è tenuta a Kampala dal 5 al 7 marzo 2024. Quali sono le principali opportunità emerse per le imprese italiane?

Dal 5 al 7 marzo abbiamo partecipato insieme a una delegazione di Confindustria Assafrica e Mediterraneo e ad alcune aziende italiane al terzo Business Forum Uganda-UE: si è trattato di un’eccellente opportunità per favorire la conoscenza reciproca tra operatori economici europei (inclusi gli italiani ovviamente) e ugandesi, per approfondire e valutare future collaborazioni, nonché un’ottima occasione per valorizzare quanto fanno le imprese europee in Uganda.
Quest’anno il Business Forum ha avuto alcuni settori focus quali: il turismo sostenibile, l’industria mineraria, le infrastrutture abilitanti (energia e digitale) e l’agribusiness. Credo che le aziende italiane possano cogliere le opportunità di investimento o di collaborazione pubblico-privato in tutti questi settori, a partire dalle infrastrutture e dall’agroalimentare, in linea con le priorità evidenziate nei piani di sviluppo del Governo ugandese e nella Vision Uganda 2040.
Presentazione delle credenziali al Presidente della Repubblica dell’Uganda, Yoweri Kaguta Museveni L’Uganda è un Paese con eccellenti condizioni climatiche, ma con un settore primario che presenta ampi margini di miglioramento in termini di performance. Gli investimenti in meccanizzazione, soluzioni tecnologiche all’avanguardia e nuovi sistemi di irrigazione possono andare in questa direzione, favorendo la resa produttiva e nel lungo termine la sostenibilità ambientale. Sempre nel settore agroalimentare, credo ci siano buoni margini nel settore della trasformazione alimentare e in tutte le iniziative orientate all’export, come l’itticoltura.

Torno al fattore ambientale perché credo sia uno dei maggiori punti di forza del Paese, fondamentale per comprendere le opportunità che offre questo Paese. Oltre al primo lago in Africa (il celebre lago Vittoria), l’Uganda è punteggiata da moltissimi bacini di acqua dolce e a Jinja (a pochi chilometri da Kampala) nasce il Nilo Bianco che attraversa il Paese da sud a nord: questo ci fa capire quanto il Paese abbia una vocazione naturale per le energie rinnovabili, a partire da quella idroelettrica, ma anche solare. Con maggiori investimenti e soluzioni innovative, nel medio termine si potrebbe pensare anche a soluzioni “waste-to-energy” che consentirebbero di ridurre l’impatto ambientale di una popolazione in pieno boom demografico.

Il fattore climatico è infatti strettamente connesso a quella della crescita della popolazione che entro il 2060 dovrebbe superare i 100 milioni di abitanti e dunque di consumatori. Il Paese, sia le aree urbane che quelle rurali, ha bisogno di nuove infrastrutture (strade, ponti, aeroporti) e di progetti di elettrificazione che possano proiettare nel futuro le aree rurali, rendendole più connesse ai grandi centri urbani e allo stesso tempo evitare il congestionamento della Capitale.
Ricollegandomi alla prima domanda: sono arrivato da pochissime settimane e ancora non ho avuto la possibilità di scoprire le bellezze naturali di quella che Winston Churchill ha ribattezzato la “Perla d’Africa”. L’Uganda ha moltissimo da offrire sotto il profilo naturalistico e ritengo ci sia spazio per investimenti nel settore turistico, in particolare del turismo sostenibile (ad esempio con iniziative agroturistiche legate al caffè e al tè) e nella conservazione.

Un settore di intervento prioritario per le aziende italiane in Uganda è senza dubbio l’agroalimentare. L’Italia, ad esempio, è il maggior importatore di caffè ugandese. Quali sono gli altri settori in cui il nostro Paese può investire per contribuire ad aumentare gli scambi commerciali?

L’Uganda ha un’economia ancora fortemente legata all’agricoltura, mentre, l’Italia è tra i primi Paesi al mondo per meccanizzazione agricola e per la produzione di meccanica strumentale: ritengo dunque che le nostre economie, pur a stadi diversi di sviluppo, siano in parte complementari. In tal senso, un maggiore utilizzo da parte degli ugandesi dei macchinari italiani, ad esempio nel settore della trasformazione alimentare, potrebbe senz’altro favorire l’interscambio commerciale. Grazie principalmente all’aumento delle nostre importazioni di caffè siamo il primo partner commerciale dell’Uganda, ma c’è ancora un buon potenziale inespresso: il commercio bilaterale ha superato negli ultimi due anni i 330 milioni con un avanzo commerciale in favore dell’Uganda. Con una classe media emergente che guarda con interesse ai beni di lusso e allo stile di vita italiano e un’industria manifatturiera in espansione, sono certo che il commercio bilaterale continuerà ad aumentare.

Dalla costruzione e ammodernamento delle linee ferroviarie alla realizzazione di nuove dighe lungo il fiume Nilo, passando per la costruzione di centrali idroelettriche e solari: le infrastrutture sono un altro settore fiorente dell’economia ugandese. Quale ruolo possono svolgere le aziende italiane in questo ambito? Quali suggerimenti ha per gli imprenditori che si affacciano sul mercato locale?

Alcune aziende italiane, in collaborazione con partner e finanziatori internazionali, hanno realizzato in passato dighe e impianti idroelettrici sul Nilo e su altri corsi d’acqua in Uganda. Attraverso un’intensificazione dei contatti, già avviati a margine dell’ultimo Business Forum, tra realtà italiane, internazionali e locali e con un adeguato supporto finanziario, si possano creare le condizioni per sviluppare insieme nuovi progetti. Non mi riferisco solo al settore delle costruzioni, ma in generale al comparto infrastrutturale e dei servizi, inclusi i servizi di ingegneria, project management e consulenza.
A mio avviso, un fattore importante per le aziende italiane è poter disporre di un proprio ufficio di rappresentanza in Uganda (o almeno un ufficio regionale) per sviluppare i rapporti commerciali e istituzionali. Sono convinto che il fattore umano e la fiducia che si può instaurare durante i contatti personali e le riunioni in presenza siano ancora molto importanti per lo sviluppo del business. L’Uganda ha sicuramente molti punti di forza, che ho menzionato in precedenza, ma anche un clima d’affari con alcuni elementi di debolezza, quali una popolazione ancora non pienamente alfabetizzata, farraginosità burocratiche, tentativi di truffe e di corruzione. Soprattutto per risolvere queste ultime due criticità, è importante che le imprese che si affacciano sul mercato ugandese mantengano una presenza in loco. In ogni caso, aziende italiane, che non hanno un ufficio in Africa orientale, si rivolgono all’Ambasciata e al desk di ICE-Agenzia a Kampala per un supporto istituzionale e raccogliere più informazioni sulle possibilità offerte dal mercato locale e sui relativi rischi.

L’Uganda, tra l’altro, è un Paese famoso per le sue foreste e per una fauna molto rara. Cosa pensa della strategia attuata dal Governo di Kampala e come può l’Italia entrare in questo settore?

I parchi nazionali sono uno dei fiori all’occhiello del turismo ugandese; la presenza e la conseguente necessità di tutela dei gorilla di montagna sono una caratteristica unica che l’Uganda condivide con Ruanda e Repubblica Democratica del Congo: i famosi silverback continuano ad attirare turisti da tutto il mondo. Secondo la World Bank, nel decennio 2010-19 gli arrivi internazionali sono aumentati costantemente, raggiungendo 1,5 milioni nel 2019, con oltre 650.000 lavoratori impiegati nel comparto turistico (7,4 per cento della forza lavoro nel 2019). Oggi dopo il Covid-19 e l’epidemia di ebola scoppiata in alcuni distretti del Paese nel 2022, i visitatori internazionali stanno tornando (anche se a un ritmo più lento rispetto agli altri Paesi dell’East African Community) ai livelli pre-pandemici. Al di là dell’importante apporto degli operatori privati, credo che l’Italia possa giocare un ruolo importante anche nel settore della tutela ambientale: nell’ambito di un accordo tecnico di collaborazione siglato nel 2015 tra l’Arma dei Carabinieri e le Autorità ugandesi, due anni fa i nostri Carabinieri hanno svolto alcuni training a beneficio di 40 Ranger della Uganda Wildlife Authority (UWA) provenienti dai tre più importanti Parchi nazionali: Queen Elizabeth e Murchison Falls (al confine con la RDC) e Kidepo (al confine con Sud Sudan e Kenya). I settori interessati dal training comprendevano: topografia, navigazione terrestre, difesa personale, addestramento al tiro, tecniche di primo soccorso, antibracconaggio, applicazione della Convenzione CITES, tecniche di conservazione ambientale e contrasto al traffico di rifiuti nocivi. Sempre nel settore ambientale, a partire da quest’anno, saremo impegnati insieme ad AICS, in sinergia con i partner internazionali e locali, in un progetto di cooperazione delegata con l’Unione Europea per consolidare il dialogo su tutti i settori legati alla preservazione, riforestazione e miglioramento della gestione del patrimonio forestale. In un momento storico in cui sono innegabili i cambiamenti climatici, è fondamentale promuovere le iniziative di riforestazione, sostenendo anche iniziative di conservazione, con pattuglie anti-bracconaggio, progetti di ripristino degli habitat originari con il pieno coinvolgimento delle comunità locali.

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