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Intervista dell’ On. Ministro Luigi Di Maio al Corriere della Sera

“Coronavirus, Di Maio: La Cina è un partner, ma i nostri valori sono quelli della NATO” 

Ministro Di Maio, gli Stati Uniti sostengono che la Cina è responsabile del Covid-19, sfuggito a un laboratorio. Pechino respinge le accuse. Chi ha ragione?

«Non voglio entrare nel merito, prendiamo seriamente le preoccupazioni di Washington, così come le posizioni assunte dall’intelligence Usa e dai loro esperti. Credo che la cosa più saggia da fare in queste circostanze sia affidarsi alla scienza. Solo la scienza può darci delle risposte e ritengo che questa discussione sull’origine del virus non debba avere lo scopo ultimo di individuare un colpevole, ma quello di comprendere come equipaggiarci in futuro di fronte a una minaccia diversa, quale è ad esempio la pandemia in corso».

Altri Paesi sospettano comunque una scarsa trasparenza di Pechino sulla diffusione del virus. Così Francia, Gran Bretagna, Germania.

«La questione della trasparenza è fondamentale, soprattutto nei rapporti internazionali. Quando è iniziata la crisi sanitaria a tutti i miei interlocutori esteri ho assicurato che l’Italia avrebbe agito con massima trasparenza. E lo stiamo facendo. La stessa trasparenza la chiediamo naturalmente a tutti i nostri partner».

Alcuni Stati Usa come il Missouri hanno fatto causa alla Cina. Anche la Lombardia sta valutando azioni.

«Ne ho visti altri, come quello di New York, ringraziare la Cina per gli aiuti. Ma vede il punto non è questo, non si può disperdere tutto ogni volta nello scontro tra Est e Ovest, io credo che chi ha il dovere di rappresentare le istituzioni debba tenere sempre a mente un concetto molto chiaro: l’interesse nazionale. Che significa avere dei valori, a cui siamo legati, come quelli euroatlantici. Non a caso l’Italia è e resta saldamente nella Nato e nella Ue, ma non perché per noi sia un vezzo, bensì perché rappresenta un interesse strategico. E poi ci sono dei partner, con cui dialoghiamo con franchezza. Tra questi c’è anche la Cina, che le vorrei ricordare ha strettissimi rapporti commerciali anche con Francia e Germania in vari settori».

A molti osservatori il governo sembra privilegiare un asse con Pechino e Mosca. C’è chi vi accusa di aver dato molta più enfasi agli aiuti cinesi o russi, che a quelli americani.

«Mi faccia dire: gli Stati Uniti sono il nostro principale alleato. Con gli Usa condividiamo molto, sia in termini commerciali che valoriali. La stessa commessa vinta da Fincantieri nei giorni scorsi è la testimonianza delle fortissime relazioni con Washington, di cui siamo orgogliosi. Il presidente Conte ha un ottimo rapporto con Donald Trump, io mantengo lo stesso rapporto cordiale con il mio omologo Mike Pompeo. Questi sono i fatti. Il baricentro non si sposta, non c’entra nulla la politica estera con gli aiuti in questa emergenza sanitaria in cui abbiamo visto morire migliaia e migliaia di nostri cittadini. L’Italia è un Paese forte, autonomo, che pensa con la propria testa. Ringrazia un Paese quando viene aiutata, ma non si lascia condizionare e francamente trovo singolare anche solo parlarne. In nessun altro Paese Ue è sorto questo dibattito. La cancelliera Angela Merkel è stata in vista in Cina molte volte e nessuno la ha accusata di essere filocinese».

Ma lei è il ministro che ha firmato la «Via della Seta»…

«Ecco, anche qui. Si ricorda quando all’Italia è toccata la presidenza del G7? Glielo dico io: nel 2017. Noi eravamo all’opposizione. E già allora, pur nel ruolo di Paese presidente del G7, l’Italia prese parte alla prima edizione del forum sulla Belt and Road. La Via della Seta può aprire nuove opportunità commerciali per il made in Italy. Mi dica perché nel 2017 non si levò lo stesso dibattito mediatico di oggi. Le ripeto: il punto è l’interesse nazionale. Noi siamo con la Nato, al fianco degli Usa e dei nostri alleati e manteniamo relazioni commerciali anche con altri partner, inclusa la Federazione Russa, non vedo dove sia il problema».

Se le tensioni internazionali cresceranno, quale sarà la strategia dell’Italia?

«Ci auguriamo che non aumentino. In una situazione del genere è auspicabile che il mondo si unisca, non che si divida».

Le tensioni politiche sono anche a Roma. Il premier è stato attaccato da Renzi ma anche nel Pd ci sono state critiche sulla gestione della fase 2. Il governo regge?

«Sono decenni che ci domandiamo se il governo regge. Solo in Italia nel corso di una pandemia, con medici, infermieri e operatori sociosanitari che lavorano h24 ci si mette a discutere sull’ipotesi di cambiare governo. Dovremmo lavorare tutti al servizio di chi sta combattendo il virus in prima linea. Non abbiamo bisogno di polemiche in questo momento, ma di far ripartire il Paese e l’economia, con la prudenza che la scienza ci suggerisce».

Il M5S potrebbe aderire a un governo di unità nazionale? Si voterebbe su Rousseau?

«Un governo c’è e va sostenuto. Punto. Restiamo lontani dai giochi di palazzo. Non ci interessano».

Tra la base M5S c’è malessere per le parole del pm Di Matteo, da voi sempre considerato un modello, sul ministro Bonafede.

«Siamo entrati in Parlamento con il chiaro intento di fermare il malaffare e debellare le mafie. Il ministro Bonafede ha sempre dimostrato di avere la schiena dritta e non mi sembra che ci sia stata la reazione che lei descrive, anzi Alfonso è stato sostenuto da tutti e dal governo».

La Corte costituzionale tedesca si è espressa con riserva sul Quantitative easing. Cosa pensa del caso?

«Qui la questione è molto più ampia e gira tutta intorno a una domanda: l’Europa vuole salvaguardare il proprio futuro, crede nel suo progetto? Il nostro domani risiede in questa risposta. L’Ue non può pensare di fare l’Ue solo quando c’è da dettare regole sul mercato interno. Bisogna comprendere che questa è una sfida comune».